Il dipinto presenta chiare reminescenze correggesche: come è noto L'adorazione dei Pastori di Dresda (1525 - 1530) è stata modello per generazioni di pittori, tra cui la corrente dei Caravaggeschi e dei pittori così detti Tenebrosi. Seguendo questo sentiero, si possono trovare similitudini con lo stile del maestro veneto Bartolomeo Letterini o Litterini (1669 - 1748): si notino le forti analogie con opere quali L'Adorazione dei Pastori, conservata presso il Museo di San Nicolò a Zanica, o il Sacrificio di Isacco.
Bartolomeo, figlio di Agostino anch'esso pittore, appartenne alla corrente dei "tenebrosi" nel primo periodo della sua produzione, con azioni dal forte contenuto drammatico e dal denso naturalismo, con cui impronta la produzione per le chiese della val Seriana (Bergamo). Proprio all'ultimo quarto del XVII secolo potremmo far risalire la genesi di questa tela, per l'accentuato contrasto di luci e ombre, attraverso una fonte di luce principale e direzionata.
L'intensa ricerca luministica e cromatica di cui è pervaso il dipinto sono, giustappunto, le caratteristiche principali di questa bellissima composizione della fine del XVII secolo.
Gesù Bambino, fulcro da cui promana la luce di tutta la composizione è ovviamente il focus verso cui tutti i personaggi sono rivolti, benché non sia stato posizionato al centro prospettico, ma leggermente spostato verso la sinistra del dipinto. La luce emanata dal bambinello colpisce gli astanti e li fa emergere dal fondo scuro, con una notevole forza espressiva. Mirabili e di carattere fortemente caravaggesco sono il suonatore di cornamusa, sulla destra, il San Giuseppe con il piede scalzo in primo piano, verso lo spettatore e il volto del fanciullo tra i pastori.
La tela, in ottime condizioni conservative, mostra un piccolo foro sulla tunica di San Giuseppe.
La tela è stata recentemente rinforzata sui bordi, ma è stata mantenuta la prima tela. Leggeri ritocchi sparsi sulla superficie pittorica. I volti risultano per la maggior parte integri.