Le due architetture, per le quali sarebbe verosimile supporre due autori differenti, dialogano perfettamente tra di loro in un connubio di stili vicini ma non uguali.
Il Capriccio con fontana e scultura ricorda nei modi lo stile di Giovanni Ghisolfi (1623 - 1683) la cui propensione archeologica e paesistica rivelò (grazie anche all'influsso di Salvator Rosa) quella vena classicista qui riconoscibile nella statua di gusto archeologico e nell'obelisco in primo piano. La scena sullo sfondo potrebbe essere identificata con l'episodio biblico del Ritrovamento di Mosè nel momento il cui il neonato viene salvato dalle acque.
Lo stile del secondo dipinto, caratterizzato dall'armonia cui il pittore introduce i fastosi monumenti architettonici e il paesaggio acquatico in lontananza, è dominato da una cromia giocata sui toni dell'ocra e del marrone che si stagliano sul cielo grigio azzurro, segnato da qualche nuvola di vapore. L'analisi delle architetture e della tavolozza cromatica suggerisce di trovarci al cospetto di un autore nord italiano e di area Veneta.
In cornici di manifattura del XX secolo.