L'attribuzione del dipinto alla cerchia di artisti seguaci del grande pittore napoletano si deve a stilemi ascrivibili alla produzione matura dell'artista, quali la modulazione allungata delle figure che, a partire dagli anni Quaranta diventerà una delle sigle di Micco Spadaro.
L'architettura, certamente meno articolata rispetto a quelle di Viviano Codazzi con cui lo Spadaro collaborò in giovane età, risulta protagonista della scena cristologica, messa in secondo piano rispetto alla cornice scenografica.
I prototipi di questo genere pittorico ebbero rapida fortuna e il quadro in questione ne è una testimonianza, rispecchiando a pieno il carattere e la qualità dei dipinti del grande Maestro Napoletano.