L'opera è desunta dalla Madonna di San Zaccaria di Parmigianino (conservata presso la Galleria degli Uffizi di Firenze).
L'originale -databile tra il 1530 e il 1533- riscosse all'epoca un notevole successo, tanto da ispirare artisti di bottega e seguaci dell'artista, soprattutto grazie all'incisione del 1543 di Giulio Bonasone che ne aiutò la divulgazione e la rese una delle opere più copiate dell'epoca.
La nostra tesi viene confermata dallo storico Luigi Lanzi, che ricordò come l'opera fosse "la più reiterata nelle quadrerie", citando repliche tra le altre nella Galleria Farnese a Parma, nelle Gallerie Fiorentine, nella Pinacoteca Capitolina, in collezione dell'abate Mazza a Parma e nelle collezioni principesche Borghese, Albani e Corsini a Roma.
Nella versione qui presentata riscontriamo una buona qualità delle stesure e del disegno, in particolar modo per l'accuratezza nel ritrarre le fisionomie dei personaggi raffigurati e i panneggi, differenziandosi perciò dalla rigidità impersonale che distingue le copie ordinarie.
Si segnalano diverse variazioni dall'originale degli Uffizi: la figura di Santa Caterina è ritratta mentre sorregge la palma del martirio e sostituisce Maria Maddalena la quale porge l'ampolla; il paesaggio, mancante dell'arco di trionfo e di una colonna, è parzialmente celato da una quinta.
Entro cornice in legno non coeva.