L'opera deriva da una composizione di Domenico Zampieri detto il Domenichino.
Il soggetto di questa opera divenne noto attraverso alcune versioni dipinte dal Domenichino nel terzo decennio del Seicento.
Una delle versioni più celebri del maestro è conservata al Palazzo del Quirinale a Roma (olio su tavola, 57,5 x 68cm), un altra conservata al Museo di Princeton (olio su rame, 59 x 69cm) ed un'ultima versione sempre autografa (olio su tela, 60 x 75cm) pubblicata da Spear su The Burlington Magazine nel 1989, all'epoca in collezione privata a Monte Carlo.
La nostra tela, di pregevole fattura, è riconducibile ad un artista che ben conosceva i lavori del maestro, rendendo ipotizzabile che il dipinto possa essere realizzato da un autore a stretto contatto con il Domenichino e perciò da ricercare negli artisti attivi nella sua bottega.